BREVE STORIA DI ARICCIA

Sig. Mario Leoni

 “IBAT ET HIPPOLITY PROLES PULCHERRIMA BELLO VIRBIUS INSIGNEM QUAM MATER ARICIA MISIT,EDUCTUM EGERIAE LUCIS UMENTIA CIRCUM LITORA, PINGUIS UBI ET PLACABILIS ARA DIANAE." 

VIRGILIO(ENEIDE-LIBRO VII)

 

Questo passo della storia romana che così possiamo tradurre (Marciava per la guerra la prole di Ippolito‑Virbio, inviato dalla madre Aricia, vissuto nei boschi di Egeria fra le umide rive dove sorge il tempio di Diana"), ci riporta indietro nel tempo quando Ariccia,a capo della Lega Latina, fu fiera antagonista di Roma fino alla definitiva sconfitta della stessa Lega nel 338 a.C.

 

Ancora Cicerone nella III° Philippica ricordando i natali di Ottaviano Augusto, la cui madre è Azia Ariccina, annovera Ariccia fra le città latine più nobili:

 

“MUNICIPIUM VETUSTATE ANTIQUISSIMUM JURE FOEDERATUM,PROPINQUI-  TATE PAENE FINITUM SPLENDORE MUNICIPIUM HONESTISSIMUM”

 

(Antichissimo municipio, federato per diritto a Roma, vicino per territorio quasi confinante e onorato per meriti evidenti)

 

L'apertura della Via Appia, nel 312 a.C., fa si che Ariccia acquisti una grande importanza dovuta anche al fatto che è la prima “Statio" uscendo da Roma. Tutto il territorio, durante la Repubblica e i primi quattro secoli dell'impero, sì riempie di ville, monumenti, terme; il tempio di Diana Aricina sulle rive del lago di Nemi, allora incluso nella giurisdizione di Ariccia, e meta di continui pellegrinagi; da Vallericcia si diparte la Via Trionfale che sale a Monte Cavo sede del Tempio di Giove Laziale.

Ariccía segue la sorte di Roma e si pensa che, con il sacco di Roma, avvenuto nel 410 d.C., anche l'Aricia romana sia distrutta.

Così non è: una lapide ritrovata a Vallericcia nel XIX° secolo e custodita in Palazzo Chigi, ci racconta che il Prefetto del Pretorio Anicio Fausto Glabrione, tra il 435 e il 438, risollevò da tristi lutti la città.

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