Rivitalizzare la cultura sociale
Un
progetto in comune
Assistere
alla frammentazione della cultura in senso generale è ormai all’ordine del
giorno. L’arte e il sapere più in generale non si configurano come un
patrimonio intellettuale da preservare e promuovere nell’ambito della vita e
del quotidiano, a cui tutti noi afferiamo, anzi si preferisce ghettizzare il
tutto in un condominio periferico, che con soprusi dei critici e gallerie
vincola la cultura verso un sistema chiuso e corrotto.
Per
un artista o uno scrittore è divenuto estremamente difficile entrare nel
circuito delle gallerie o dei maggiori editori, a prescindere dai meriti, perché
questi illustri detentori del potere culturale non permettono, a chi non è già
affermato, di inserirsi nel circuito del “business” per dirla all’inglese,
in modo tale da contemplare nessun tipo di rischio sulle vendite. Così facendo
non si accresce di certo la volontà delle tante persone, me compreso, che si
dedicano con estremo impegno alla promozione della cultura sotto qualsiasi forma
di manifestazione, lottando quotidianamente, verso questa mistificazione della
stessa.
Non
ritengo, sinceramente, che la chiusura nei nostri ritiri spirituali fatti di
solitudine e silenzio, riesca ad apportare alcun tipo di miglioramento in tal
senso: taluni l’hanno fatto per anni e lo continuano a fare pur di non essere
fagocitati dal potere economico
e politico dell’arte. Per tutto questo ritengo che sia giunta l’ora
di reagire a questa situazione di stallo pensando che sia utopistico perseguire
un progetto di priorità morale per far fronte a tutti i problemi che ci
circondano e soffocano la cultura.
Rivitalizzare
la cultura sociale significa ricostruire insieme un rapporto, prima di tutto
teso verso i rapporti umani che sono alla base di qualsiasi cosa e poi verso
quelli artistico culturali cercando di organizzare e gestire con scelte adeguate
un programma da intraprendere.
L’invito
quindi a rivitalizzare la cultura sociale, è esteso a tutti coloro che
intendono darne un esempio, con la messa in atto di un progetto interagente tra
vari artisti e persone di qualunque parte del mondo, che di comune accordo
sceglieranno la via da intraprendere per redigere un’opera d’arte dalla
tematica universale che per la prima volta verrà presentata come baluardo di
sintesi tra arte e società senza nessun legame e vincolo di qualunque tipo. Ciò
che può sembrare ambizioso non è detto che sia irrealizzabile. In futuro si
potranno organizzare corsi, seminari e mostre d’arte. Il fine ultimo potrà
essere quello di dar voce finalmente a tutte quelle persone che dappertutto
lavorano spesso in modo silente pur realizzando un lavoro di notevole ricerca ed
entità e che non possono permettersi nessuna iniziativa culturale visti i costi
di partecipazione. Cosa dire di più?
Nulla,
se non un pensiero che mi è sorto in merito a questi discorsi che riguarda una
lettura di Teilhard De Chardin che più di 50 anni fa già sosteneva che
cospirare significa aspirare insieme, con tutte le proprie forze, ed a riguardo
ecco la citazione specifica: “Da tutte le parti, in questo momento, senza
distinzione di paese, di classe sociale, di professione e di confessione,
sorgono uomini che cominciano a ragionare, ad agire e a pregare nelle dimensioni
illimitate e organiche dello spazio tempo.
Osservati
dal di fuori, questi uomini possono ancora essere considerati come degli isolati.
Ma se le loro vite si incrociano, essi sentono e si riconoscono istantaneamente
tra di loro e sanno che domani, respingendo le sue vecchie rappresentazioni, i
suoi vecchi comportamenti, le sue vecchie forme, il mondo intero vedrà e penserà
come essi vedono e pensano”.
Andrea Spadoni