RIFLESSIONI SULL’ARTE E NON SOLO
RAUL
MAGAGNINI
Il discorso sull’arte è un discorso sull’uomo. Coordinate
necessarie, per affrontare il “Pianeta Uomo” sono: il concetto di Identità
e quello di Realtà.
IDENTITÀ
– Su questo punto si amplifica un processo psico-fisiologico comune a tutti
gli uomini.
Esistono delle corrispondenze che si creano tra processi corticali,
centrali e processi corporei periferici, cioè il cervello costruisce
l’identità della persona, raccogliendo tutte le informazioni che gli vengono
dal corpo: dai piedi, dalle gambe, dalle aree sessuali, dal tronco, dalle
braccia, dalla testa, dai visceri, dal cuore, etc., dal rispecchiamento, da
quello che l’altro ti dice, dalle aspettative sollecitate dall’altro, cui
cerchi di adeguarti. Allora capiamo che questo processo di identità è un
fenomeno molto complesso in cui “il cervello crea un’immagine di se stesso
che corrisponde all’esperienza quotidiana di se stesso”.
Da questo tipo di identità corporea, si amplifica un processo che porta
agli altri tipi di identità: Familiare, Sociale, Politica, Religiosa, Culturale.
Tutti insieme questi tipi di identità, contribuiscono a ridefinire,
come delle variabili, l’Uomo nel suo aspetto più ampio.
REALTÀ
– Esistono perlomeno tre tipi di realtà, diversificati che cadono sotto la
nostra sensorialità. Questi tre mondi interagiscono tra di loro, ma non sono
sovrapponibili, hanno cioè capacità di creare ed evocare nel cervello tre
diversi tipi di schemi mentali e quindi di comportamento.
Realtà
Sensoriale – Il mondo fisico, la natura nel suo
complesso suddivisa nei tre regni, animale, vegetale, minerale; il cosmo in
tutte le sue componenti. Tale realtà macroscopica è investigata attraverso i
sensi, creando una cultura definita preistorica che tende a spiegare i fenomeni
con miti e divinità simili all’uomo. La capacità fantastica, sconfina in un
mondo magico. È un tipo di cultura, basato sull’illusorietà dei sensi. Essa
si protrae a lungo; ricordiamo l’abiura di Galileo Galilei alla teoria
eliocentrica da lui riscoperta.
Realtà
Artificiale – È quella supportata dall’indagine
scientifica, basata sulla capacità logico-riflessiva della mente umana, si
cerca di interpretare la natura in senso logico. Nasce quella che noi definiamo
“Civiltà Moderna”.
Tutti viviamo in questa “realtà artificiale” in cui i mezzi
tecnologici fanno parte del nostro quotidiano come se fossero elementi naturali.
Viviamo utilizzando macchine di vario tipo, automobili, aerei, navi, treni;
nelle case tutti abbiamo
elettrodomestici; il nostro tempo libero lo trascorriamo utilizzando la radio,
il cinematografo, la televisione; usiamo il telefono e il telegrafo per
comunicare.
Nell’ultimo scorcio di secolo, la telematica si è sviluppata a tal
punto da proiettarci in scenari quasi fantascientifici.
Si parla già d’una nuova “Era Telematica”.
Tutte queste tecnologie, sono delle vere e proprie “Protesi” che
estendono la nostra capacità sensoriale, al punto di cogliere forme di
aggregazioni energetiche, quali i raggi X,
g
,
infrarossi, aggregazioni di materia, quali atomi, elettroni, protoni, neutroni e
particelle subatomiche, usando gli acceleratori nucleari.
Grazie a tali protesi, impariamo a conoscere le modalità funzionali del
nostro cervello, che interpreta la realtà attraverso l’uso di simboli.
Si scopre che il colore è il simbolo col quale la mente percepisce le
radiazioni luminose le cui variazioni sono interpretate col rosso il verde il
giallo etc.
Il suono è il simbolo con cui la mente percepisce gli stati di
rarefazione e compressione dell’aria sulla membrana del timpano.
Il caldo ed il freddo sono simboli con cui la mente percepisce le
variazioni di energia cinetica
ovvero la maggiore o minore velocità delle particelle sulla nostra pelle. Tutto
questo porta ad una messa in discussione della veridicità della cosiddetta
realtà, colta attraverso i sensi. Si riapre la questione tra Idealismo e
Realismo.
Ricordiamo tutti l’importanza di tali protesi nel campo della
diagnostica medica, dell’indagine astronomica, della ricerca scientifica di
laboratorio, per capire quanto esse siano ormai indispensabili per il nostro
attuale concetto di conoscenza e quanto la nostra mente le abbia ormai
assimilate, quasi come elementi naturali, nella formazione di processi logici di
pensiero, da demandare ad esse addirittura parte della propria corporeità,
operando quindi una vera e propria “smaterializzazione” del corpo. Tale
smaterializzazione è ancora più accentuata con l’uso d’internet. Non a
caso si dice “viaggiare in internet” o incontrare le persone nelle piazze
artificiali di internet.
La smaterializzazione è ancora più evidente nel terzo tipo di realtà
di cui ora parliamo.
Realtà
Virtuale – È quella che si può formare e cogliere con
strumenti particolari: un computer da una parte che propone un programma, e dei
guanti-sensori, ed un casco che ci proietta il programma dall’altra, che ci
permettono di interagire con il programma medesimo. Ad esempio se un programma
propone una stanza con un vaso di fiori, ho la sensazione, usando il casco od i
guanti-sensori, di poter spostare il vaso medesimo. Non ho più bisogno di un
corpo fisico, ma solo mentale, per poter agire. La smaterializzazione è ancora
più evidente.
Il periodo che stiamo vivendo con la messa in crisi del nostro punto di
riferimento primario, la nostra stessa identità corporea, lo possiamo pensare
come un periodo di transizione, che ci porterà ad assumere una nuova identità
corporea, da cui un’idea di noi compatibile e coerente con i nuovi scenari
tecnologici, ma non solo. Come avviene quando cadono certi vecchi modelli,
assistiamo ad una confusione di comportamenti, che sono assolutamente
giustificati dalla crisi medesima. Secondo me tutta l’arte del ’900, sarà
letta soprattutto in questa chiave, e da questa lettura critica, si dedurranno
quasi in termini psicanalitici tutte le varie fasi di crisi, polverizzazione,
del pensiero a mano a mano che la tecnologia, intesa nel suo momento più alto
di conoscenza, ha sfrondato l’immaginario umano, e lo ha rimodellato.
Ricordiamo la scoperta della Psicanalisi da parte di Freud e quella
della Teoria ristretta e generale di Einstein. La prima apre un campo
conoscitivo che proietta l’uomo a profondità incredibile dentro di sé ;
la seconda fa salire l’immaginario ad altezze vertiginose fuori dal nostro
corpo, esprimendo tutta la realtà conoscibile in termini probabilistici.
Banalmente, oserei dire, che non ci sarebbe stato uno stimolo alla
ricerca di nuove forme, se la macchina fotografica e la cinematografia,
impossessandosi dell’immagine, non avessero messo in crisi il pittore, che da
sempre è stato un produttore di immagini. Ovviamente le risposte dei singoli
artisti sono caratteriali. C’è chi ha scelto modalità innovative, per
coerenza con un carattere più trasgressivo, e chi ha privilegiato risposte più
moderate o reazionarie, se con un carattere meno curioso, ma entrambe, ripeto
entrambe, sono espressione di un unico fermento. Ricorderei sottolineandolo, in
quanto, mi sembra, da quello che ho letto e sentito, non sia stato mai preso in
considerazione dalla critica, e che potrebbe invece rappresentare un punto di
coagulo per la costituzione di un’arte contemporanea, reintegrando il senso di
identità corporea di cui si parlava, che l’arte è stata da sempre legata al
processo di smaterializzazione, in quanto trasferisce la corporeità
nell’immaginario, su un supporto che acquista valore oggettivo e di
riferimento; ed è nel contempo un atto di materializzazione, in quanto parte da
un pensiero-energia, per dare un prodotto, caratterizzato da un potere di
seduzione sui fruitori avvalendosi di una propria fisicità e quindi di un corpo.
È importante rilevare che l’arte possiede un “corpo” infatti compie veri
e propri atti fisiologici sulla mente, facendone scaturire, tramite reazioni
chimiche complesse, emozioni quali gioia, esaltazione, paura, senso mistico,
nostalgia o quant’altro. Esempio evidente è la musica con tutto il potere
evocativo che possiede, o la visione di determinati quadri, o la lettura di
poesie, romanzi etc.
L’artista, il vero grande artista è, secondo me, colui che sa
catturare le infinite ed ancora sconosciute energie dell’universo,
incanalandole e inglobandole seguendo un intuito personale, nel suo lavoro, e
sono proprio queste energie, che ritornano a noi provocandoci delle
modificazioni fisiologiche, come detto poc’anzi.
Per concludere direi che artista è colui che sa compiere l’atto di
materializzazione, nel modo più seduttivo possibile. L’individualismo
esasperato, che vediamo nell’arte contemporanea è emblematico di tutto il
discorso fatto sul concetto di smaterializzazione. In tutto il nostro secolo
abbiamo assistito ad un furioso lavoro sul corpo. Il corpo, da Picasso in poi è
stato proposto in tutte le versioni possibili. Al corpo, sempre per questioni
caratteriali individuali è stato proposto il non corpo: l’astrattismo,
l’informale, il concettuale, etc. a cui ha seguito il ripristino del corpo,
addirittura con l’offerta quasi sacrificale del corpo stesso, vedi
l’Espressionismo, e nei sui aspetti più rituali la Body-Art. Comunque, sia
per negarlo, che per affermarlo, il corpo è sempre al centro della nostra
cultura. Attenzione però, sta nascendo infatti una nuova generazione di artisti,
ma non solo, che partendo dalla realtà virtuale e dalle incredibili prospettive
aperte dalla genetica, ridefiniscono il corpo in termini non convenzionali,
usandolo come elemento finalizzato dell’arte e intervenendo su di esso in
vario modo.
Lo “status” del corpo cambia. Non c’è più l’accettazione di
esso, né in termini religiosi, né tantomeno psicanalitici. Il corpo è infatti,
per loro, solo un programma che può essere più o meno manipolato, e modificato.
Per la prima volta, nella storia dell’uomo, si mette veramente in discussione,
con conseguenze di portata epocale, l’identità corporea, ma soprattutto, il
bisogno di avere un’identità convenzionale. Con la genetica possiamo compiere
una vera e propria azione demiurgica, dando alla vita le forme che vogliamo. Già
esistono sperimentazioni di ibridi tra mondo animale e vegetale. Possiamo
prevedere che in capo a poco tempo, rispetto al percorso millenario dell’uomo,
la genetica in particolare e la scienza in generale potenzieranno al massimo la
realizzazione di fantasie anche esaltanti. Mi ritorna a questo punto in mente
tutta la proteiforme presenza, nella mitologia Egizia, Greca, e dei vari popoli
di varia cultura, di forme per metà umane e per metà animali.
Che nesso inquietante c’è tra noi e loro?
Concluderei questa riflessione sull’arte, ricordando il problema ecologico. Abbiamo saccheggiato e impoverito il nostro pianeta. L’abbiamo inquinato forse in modo irreversibile. Oltre all’inquinamento ecologico, parlerei anche di un vero e proprio “inquinamento culturale” perpetrato con varie modalità, tramite una informazione-disinformazione, attuata dai mass-media, che oltretutto tendono ad impoverire l’individuo con trasmissioni di basso livello. Tale disinformazione è velocizzata dai sistemi telematici. Si agisce solo in nome della logica del profitto, dimenticando il diritto all’esistenza che ha ogni essere vivente, uomo o animale, e che va rivendicato, gridandolo a viva voce. Forse il problema dell’uomo del terzo millennio, sarà proprio questo. Anche l’artista, uscendo dal proprio egotismo, dovrà contribuire, con la propria fantasia e intuizione, a risanare il mondo, con un doveroso atto di rispetto e d’amore nei confronti delle generazioni future.